domenica 21 dicembre 2014

Vorrei dire



 
Foto di Jacopo Gorini

E’ da un po’, si parla di anni, che quando cammino per strada ho una sensazione strana. La testa mi si ingombra di milioni di formiche operose, pizzicano le estremità del cavo oculare. Delle volte il fastidio strizza i muscoli della fronte e irrigidisce l’espressione del mio sguardo. Quando le lascio fare il loro lavoro affolla i nervi ed una tensione muscolare irritante s’impossessa della mandibola. Sento gli zigomi indolenziti, scavati come isole al centro del viso. Avverto il bisogno di distendermi, guardare su mi rilassa e trovo un sollievo piacevole. Quando appoggio la testa a terra anche il collo smette di sorreggere il cranio come un macigno. I muscoli rilasciano la presa, ma rimane memoria della stanchezza sopportata. Pulsano come stantuffi, dolgono come la paura di ciò che non conosco.

Oggi sono spossata e la morsa non mi abbandona nemmeno sul divano. Lo chiamano stress.

Si sono stressata. Allora mi chiedo da cosa?

Forse dal fatto che non sono stabile da troppo tempo, non ho casa mia, vestiti miei, ritmi miei, chiavi mie, un mio gatto, una mia macchina, dei soldi guadagnati da me.

Forse perché non ho un lavoro mio e ciò non mi permette di esprimere le mie abilità all’interno di una cornice prestabilita.

Forse perché non so cosa voglio e cosa sto cercando, ma soprattutto perché ho voluto io tutto questo ed ora il giudizio di me su me stessa pesa più di mille tribunali sociali. Mi giudico. In fondo mi sento un’incapace, una fallita che ha provato mille strade e si è innamorata ogni volta per troppo tempo. Mi sento andata, passata come un vino in aceto. Ho voluto una vita modellata sulla mia pelle ed ora che l’ho ottenuta non so gestirla. O meglio, il mio carattere non sa mettere tutto a posto con regolarità e normalità. Mi sento fuori posto perché mi vedo così. Non potrei vivere la vita di nessun altro, ma nemmeno quella che mi sono creata. Sono in crisi.

Crysis in greco significa separare, decidere cosa tenere dopo la mietitura del grano. La scelta dopo il taglio. Crisis.

La vita con me è stata abbondante ed io faccio fatica a trasformare ciò che ho tra le mani. Se solo capissi la direzione, forse riuscirei a risolvermi. Il problema è che ora la vita mi chiede di perdermi tra i meandri dei suoi mille inaspettati scenari. Ed io col mio surf, non scivolo sull’onda. Cado con litri d’acqua che mi spaccano la schiena e annaspo da sotto. Piccolo scheletro a nudo.

La vita vuole che io mi perda, io non lo voglio. Non lo si fare.

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