mercoledì 2 settembre 2015

Ai viandanti claudicanti

opera di Sofia Rondelli

Tu, viandante dell'universo
che attraversi la vita come una meteora,
non rendere vana la tua caduta nel vuoto
non giungere nulla nel nulla
ma dai un senso alla tua effimera presenza
in questa effimera realtà
coltivando la più sublime delle realizzazioni
e la meta più alta della Coscienza
che rende grande la Materia:
l'amore attraverso il non attaccamento.
Un buddha è dentro di te:
fallo crescere fino a diventare
un'altra sua incarnazione.
Nell'eterno fluire dal nulla al nulla
fà che fra un nulla e l'altro
la Coscienza e l'Amore
prendano il loro posto nell'evoluzione
di questo universo.

martedì 23 giugno 2015







 

Delle volte non servono tante parole, basta un gesto per sentirsi accolti

mercoledì 17 giugno 2015

Cos'è la poesia?

 

"Cos'è la poesia?" domandò il monaco .
"E' un mistero ineffabile" rispose Yuko.
Un mattina il rumore della brocca dell'acqua che si spacca fa germogliare una goccia di poesia, risveglia l'animo e gli conferisce la sua bellezza.

E' il momento di dire l'indicibile.
E' il momento di viaggiare senza muoversi.
E' il momento di diventare poeti.

Non abbellire niente. Non parlare. Guardare e scrivere. Con poche parole. Diciassette sillabe.
Un Haiku.

(Maxence Fermine)

Leggera bruma
avvolge il mio corpo,
tenue torpore 

venerdì 1 maggio 2015

Pozzallo


3 Luglio 3.40 a.m.

Uno, due, dieci, trenta. Quarantacinque.
Morti.

Passo ogni giorno davanti ad una fila interminabile
di sbarre lucenti.
Tra loro il nulla,
uno spazio, uno spazio abbastanza piccolo da non creare appigli,
Grande il giusto per lasciar intravvedere vite nere e stanche sempre alla ricerca.

Pozzallo. Da un pò sto qui.

Una storia che logora la mia identità
migrante,
questa vicinanza corrode la pellicola dell'indifferenza.
 Mi sento parte di vite in divenire.
Chiedo regole ed accoglienza.
La falce della morte miete a ciuffi il grano non ancora germogliato.

E noi cosa ne pensiamo?

one way


Al centro



sabato 25 aprile 2015

Come musica



"Ci sono parole senza corpo e parole con il corpo. Libertà è una parola senza corpo. Come anima. Come amore. Parenti dell’aria e quanto l’aria senza confini definiti, resterebbero puro suono se abbandonate alla vaghezza dei rotocalchi o dei talk show. Hanno bisogno di qualcuno che presti loro la sua carne, il suo sangue e i suoi limiti perché diventino concrete. Di versarsi in un corpo che si faccia vaso perché ne possano assumere la forma e la storia. E poiché ogni corpo è diverso dall’altro, queste parole respirano diversamente a seconda dell’individuo cui vanno incontro. E, se ogni individuo è un inizio e una fine con una storia in mezzo, sono parole che hanno bisogno di essere raccontate."

giovedì 9 aprile 2015

5 Aprile 2015






Partii a piedi
  cercavo risposte.

Tallone, appoggio, punta
un facile mantra.

Quanti milioni di volte serviva ripeterlo
     questa volta?

Contare, misurare, arrivare
loro rimasero a casa.

La mano stretta dall'azzurro
il giallo delle primule stampato negli occhi,
violette viola, verde acceso e nuvole scure avvolsero
il mio fardello.

Presi la direzione del sole,
amando il valore del tempo.

Nessuna stanchezza mi colse
nel sentiero di Francesco.

Portai un solo peso
l'assenza di un sentimento
         atteso.

Parole con la forza del vento,
mura solide più del cemento
      colmarono puntuali
             i miei vuoti spirituali.
    

martedì 13 gennaio 2015

Lettera a me, te ed un pò anche a chi ci si ritrova



Caro Giacomo*,

qualche giorno fa abbiamo parlato di come siamo fatti, dei pesi che ci tirano giù, della nostra incapacità di stare bene. Parlo al plurale perché sebbene fossi io a dispensare astrusi consigli, il giorno dopo mi sono trovata nella tua stessa situazione. Fragile, impotente, richiusa in una fossa buia.

Sono uscita di casa col desiderio di lasciare la città. Ho dato un senso al mio cammino seguendo i nomi delle strade. Ho imboccato al prima incrocio via consolata. Dopo qualche metro ho visto due panchine illuminate da un sole primaverile. Mi sentivo errante, trascurata, inascoltata. Avevo solo voglia di piangere.

Vicino a me un signore di chissà quale popolo ha chiamato lungamente con dei fischi un vecchio storpio dall'altro lato della strada. Si sono accomodati sulla panchina libera. L'uno ha iniziato ad impartire istruzioni su come fare una corretta elemosina. Sorreggeva un bicchiere di plastica bianco con le dita concentrate sul fondo e lo faceva oscillare dall'alto in basso al ritmo delle sue parole. Era una lingua sconosciuta alle mie orecchie, ma molto chiara alla mia comprensione.

Dopo questo piccolo corso di accattonaggio, hanno chiacchierato del più e del meno. Il sole batteva sugli occhi e mi ha obbligato a socchiuderli inclinando lo schermo. Dovevo risolvere una situazione impellente, dovevo mandare una mail per sbloccare un inghippo burocratico enorme. 
Il sole, la panchina, i miei compagni, la calma di quella piazzetta mi hanno fatto sentire a casa. Per strada.

Delle volte l'apertura al mondo ci nutre molto più di mille situazioni protette. Come dici tu "è difficile vivere senza reti". Ma le reti legano e non ti permettono di scoprire ciò di cui hai bisogno. 
Ciò che alcuni codificano come "male" magari per noi è una "manna".  Perdersi può significare trovare qualcosa che nessuno ci può insegnare perché esiste unicamente dentro di noi.

Dimentica tutte le cose strane che ti ho detto l'altro giorno. Avevano senso solo per me, potevo capirle solo io. Perché hanno assunto valore alla luce del mio percorso astruso, ricco e meravigliosamente accidentato. 

Annusa la vita col cuore. Ama e tutto sembrerà evidente.

con immenso affetto

io!

sabato 3 gennaio 2015

Il coraggio



Ci sono dei giorni in cui la vita è distante da ciò che vorresti facesse parte delle tue esperienze e allora stai lì, a sbirciare l'entusiasmo di chi viene da mondi curiosi. Ammiri o invidi la leggerezza di coloro che passano da una vita all'altra senza troppe preoccupazioni. Ti stupisci quando scopri che qualcuno nel suo passato annovera mali che credevi incurabili. Assapori le risate di chi capita sul tuo cammino "per caso" e poi se ne va, lasciando una scia di benessere mescolato alla pesantezza del tuo presente soddisfacente solo a metà. Trovi riparo raccontandoti che, in fondo, stai bene perché non hai malattie, hai un lavoro che molti non hanno, magari ha pure un compagno. Insomma la stabilità!

E allora pensi che non ti manca niente, rimboccando le coperte a quei guizzi di verità che restano dentro di te. La sveglia, il traffico, la pioggia, il lavoro, i colleghi, la famiglia, la cena, la palestra o magari qualche ora di yoga. Una coperta abbastanza pesante da soffocare tutte le tue schegge impazzite inconciliabili con la quotidianità. Tirare avanti diventa la parola d'ordine per arrivare al week end, alle ferie, alla chiacchierata tra amiche a tutto ciò che porta lontano dal presente opprimente.

Ma come sarebbe alzare quel macigno dal cuore e lasciar circolare liberamente ogni singola voglia che affolla la geometria dei tuoi desideri?
Libertà di non stare sempre tra le stesse quattro mura, di andare senza prevedere il ritorno, di partire al caldo se hai freddo, di esprimersi in un'altra lingua se la tua t'incastra. Desiderio di vivere in un'altra società magari più anonima o andare alla ricerca di una comunità che ti insegni ad essere diversamente. Mangiare a cena, dormire a pranzo, evitare di spendere tutti quei soldi per un telefono, le bollette, l'auto. 

Avere il tempo di andare a piedi, ovunque.


Trasformare la distanza dei chilometri in dolci momenti per te. Smettere di dover fare ed iniziare ad amare. Rompere una relazione, perché no? Fidarsi di un uomo per questa ed altre mille volte. Tutto dipende da come elabori il dolore.

Licenziarsi senza prospettive, parlare con gli altri, passeggiare con vestiti comodi magari senza scarpe. Accettare che i peli crescono ed i capelli diventano grigi. Lasciar scorrere le sensazioni comunicandole agli altri. Lasciar andare i soldi e gli oggetti. Dimenticare cos'è il furto e la paura dei ladri. Stare dagli amici, vivere con chiunque, condividere il poco che ti rimane. La tua gioia, la tua libertà.

Inizia da qui, dal coraggio di concepire che tutto questo può esistere e l'hanno fatto molte persone prima di te.


venerdì 2 gennaio 2015

Je suis comme je suis


Je suis comme je suis
Je suis faite comme ça
Quand j'ai envie de rire
Oui je ris aux éclats
J'aime celui qui m'aime
Est-ce ma faute à moi
Si ce n'est pas le même
Que j'aime à chaque fois
Je suis comme je suis
Je suis faite comme ça
Que voulez-vous de plus
Que voulez-vous de moi

Je suis faite pour plaire
Et n'y puis rien changer
Mes talons sont trop hauts
Ma taille trop cambrée
Mes seins beaucoup trop durs
Et mes yeux trop cernés
Et puis après
Qu'est-ce que ça peut vous faire
Je suis comme je suis
Je plais à qui je plais
Qu'est-ce que ça peut vous faire
Ce qui m'est arrivé
Oui j'ai aimé quelqu'un
Oui quelqu'un m'a aimée
Comme les enfants qui s'aiment
Simplement savent aimer
Aimer aimer...
Pourquoi me questionner
Je suis là pour vous plaire
Et n'y puis rien changer.

Jacques Prévert


Sono fatta così

Sono quella che sono
Sono fatta così
Se ho voglia di ridere
Rido come una matta
Amo colui che m’ama
Non è colpa mia
Se non è sempre quello
Per cui faccio follie
Sono quella che sono
Sono fatta così
Che volete ancora
Che volete da me

Son fatta per piacere
Non c’e niente da fare
Troppo alti i miei tacchi
Troppo arcuate le reni
Troppo sodi i miei seni
Troppo truccati gli occhi
E poi
Che ve ne importa a voi
Sono fatta così
Chi mi vuole son qui
Che cosa ve ne importa
Del mio proprio passato
Certo qualcuno ho amato
E qualcuno ha amato me
Come i giovani che s’amano
Sanno semplicemente amare
Amare amare…
Che vale interrogarmi
Sono qui per piacervi
E niente può cambiarmi

Jacques Prévert