giovedì 6 novembre 2014

Incroci



Questo post è frutto di un "noi" corale, sorto da lunghe chiacchierate con persone che amo, sempre per lo stesso motivo...
Come si fa? Come si può anche pensare di continuare una relazione con una persona che, nonostante tutto, non riesce ad uscire dal ciarpame in cui è invischiata? Dice che non c’è nulla di fisico, ma non ci credo.
Non ho risposte, ho solo qualche opinione formatasi dall’erosione, le scosse ed i tornado che hanno modellato la mia sensibilità.

Inizio con una domanda, anzi, un’affermazione.
Possedere fisicamente una persona, non è indice di quell’intensa ed estesa relazione emotiva che etichettiamo sotto il nome di amore. Si da il caso che solo la cecità dogmatica della gelosia possa farti pensare che se scopi con qualcuno, lo ami pure. La gestione del corpo in una relazione di cui uno dei due intrattiene un rapporto con un altro è decisamente secondaria. E’ materia, un cestino nel quale gettare le proprie insicurezze.
Poco importa stabilire chi ha il primato cronologico del contatto. In genere a me succede che ho una storia o mi piace uno, ma ho bisogno di tempo per decidere se è una persona con la quale trascorre più dello spazio di un flirt e, nel frattempo, questo si organizza come meglio riesce.
Mi è capitato di stabilire rapporti davvero intensi con le persone a cui ho dato e ricevuto attenzioni, che si sono protratte nonostante avessero intrecciato storie con altre. Con loro, dopo l’ingresso delle nuove leve, solo implicazioni emotive, niente sesso. Il mio karma ne soffrirebbe troppo. Il mio è l’unico esempio di karma cattolico. Secondo questa ottica il corpo tradisce facendo l’amore con un altro, ma il cuore è libero di provare amore verso chiunque. Perché non è mica che puoi fare a meno di sentire con quel piccolo muscolo grande come un pugno chiuso al centro del petto!
E allora cosa fai? lo eviti, sottraendoti al piacere di condividere il tuo tempo con lui?  Per vedere in che direzione timonare la mia barca che puntualmente fa acqua da tutte le parti, cerco di capire cosa macina il frullatore del mio sentire. La sofferenza non mi piace, in questo caso cerco di prendere il largo il prima possibile. La gelosia non fa parte del mio DNA, chi prova questo sentimento non ha alcuna connessione con l’anima dell’amato. E poi possedere è una roba brutta, rovina sia chi trattiene tra lei mani che la sua preda. Il primo alla lunga diventa un meccanico controllore perdendo di vista il motivo  ed il secondo, una volta addomesticato, diventa prevedibilmente noioso agli occhi chi gli ha insegnato tutto. Ho provato una terza via, olistica, totale. L’oggetto del mio amore diventa soggetto ed il suo mondo un universo di cui devo tener conto, se desidero condividere la grandezza che mi scoppia dal petto.  Se riesci ad amare tutto, includendo la sua relazione, come parte di ciò che lo caratterizza, è possibile coltivare quell’affinità elettiva che ti porta a vedere pezzi di mondo con la stessa lente. Ovviamente devi mettertela via, voglio dire, con loro non si scopa, trovati altri, il mondo è pieno di personaggi sessualmente interessanti.  L’unico ostacolo a questo tipo di relazione è la passione, quella che ti attrae come una calamita col suo opposto. Può non essere una soluzione definitiva, ma solo un modo per stare bene adesso. Il pensiero proiettato al futuro non mi riguarda. E’ un pensiero troppo capitalistico,  l’accumulo della ricchezza non mi si addice.
Il verbo amare ha cambiato orizzonti da quando ho capito che lo tenevo al guinzaglio della monogamia. Niente e nessuno può impedirmi di coltivare legami forti, di quelli che sai i gusti, le preferenze e gli umori dell’altro. Di quelli che non serve uno sguardo, che annusi l’odore del suo buonumore, che scegli a colpo sicuro un posto nel quale stare assieme con semplicità.
In questi rapporti, i silenzi aumentano l’intimità dell’intesa se veramente esiste. Grazie a tali esperienze capisci le sfumature di una parola troppo abusata. Amore. Un sentimento che è possibile provare per varie persone, senza che la mancanza sussurri al mostro della gelosia che l’inverno è finito. Anche perché, sinceramente, ci sono diversi soggetti che hanno dei lati magnifici, ma altri insopportabili e non ha senso troncare definitivamente solo perché la strada ha svoltato altrove.
Basta andare in una valle montana, guardarsi intorno, aprire le braccia e pensare che l’amore è molto, molto più grande di così.

D’altra parte come fai a non uscire dalla relazione insoddisfacente nella quale sei invischiata/o?
Dal momento che quando siamo nella merda non ne sentiamo mai la puzza fino a che non arriva qualcuno che ci dice “lavati!”, penso sia altrettanto umano non essere obiettivi verso la nostra situazione. Si cerca sempre di essere generosi con sé stessi, e di stare con persone che lo sono con noi. Poi arriva chi ti offre doni e leccornie decantando la tua bellezza, che ti dice tutto quello che non ti sei mai sentita dire. Iniziavi quasi a pensare che la razza di “quelli lì” fosse frutto della tua immaginazione viziata da astruse fiabe puerili. Che se ci pensi, non è quello che ti dice, ma come ti fa sentire. E allora si apre una botola, dalla soffitta ammuffita cade il tuo vestito elegante, tu ci sei sotto, e ti si infila addosso. Ti guardi allo specchio e vedi una strafiga che Belen al confronto è solo una contadina volgarotta e la Gregoraci una povera accattona salvata dal mentecatto di turno.
Ma dove vai adesso, conciata in quel modo, se quando scendi le scale tutta agghindata, non trovi l’uomo che ti ha proiettato in quel mondo?
Ripercorri la strada a ritroso, passi in bagno per struccarti, impugni la maniglia della stanza da letto, cerchi l’abat jour per accenderla,  indossi il solito piagiama pantaloni-a-righe e t-shirt,  apri il libro che stavi leggendo “La solitudine dei numeri primi” e te la metti via. Pensando che ci sono situazioni irremovibili. Intanto il tuo uomo, quello con cui ti senti invischiata è di là, tranquillo che guarda la tv e ti chiede dal salotto se hai avuto una giornata stancante. E magari, se non hai le palle, gli rispondi pure di si raccontandogli qualche cazzata per convincerlo. Tanto se ti ama ancora, ti becca subito.
C’è qualcuna, invece, che quel vestito non se lo leverebbe nemmeno per andare a dormire. Magari quella sera non esce, ma rimane agghindata con le scarpe addosso e, guardando il soffitto, cerca l’occasione per sfoggiarlo, magari con te.
L’importante è continuare a sentirsi belle, anche quando nessuno ti illumina col suo sguardo. Perché la fiamma può essere accesa dall’esterno, ma poi si alimenta da dentro.
Ci vuole forza, esperienza, fiducia, costanza e tanto…tanto amore per sé stessi prima di vedersi da fuori, riconoscersi e trovare il modo per riuscire ad essere libere. Nessuno ti può liberare, questo sarebbe solo un passaggio da una schiavitù ad un’altra.



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