Ancora stesa sul letto, sentiva
sotto il piumone bianco a righe rosse, il torace pesante. Mosse
ripetutamente le gambe da un lato all'altro per stiracchiarsi. Il
cuscino aveva l'odore di una notte passata a lottare nel sonno. Rabbia,
sesso, abbandono, grida, fuga. Aveva consumato tutta la negatività degli
ultimi anni in una scena striminzita all'aeroporto.
Prese posto, come ogni mattina, sulla sedia in cucina incastrata tra l'angolo della stanza ed il tavolo.
"Mi
sento come se avessi pianto tutta la notte" disse Irene, con un gomito
appoggiato al tavolo e l'altro in bilico sullo schienale della sedia.
Incollò la schiena al muro freddo.
"Ti ho sentita, avevi un sonno agitato" rispose Frida versando il latte d'avena in una tazza "che è successo?"
"stanotte
si è lottato duro con la mia vita passata. Poi mi sono ritrovata in una
collina in mezzo alla foresta ed ho pianto per ore. Sto male, ho il
magone"
Frida svita la moka per riempirla prima d'acqua e poi di caffè "da quanto non piangi?"
Irene
guardò l'orologio sopra i fuochi, segnava l'una e trentacinque. Pensò che era tardi, anche in quella piovosa domenica
pomeriggio avrebbe unito la colazione al pranzo "da poco più di un anno"
L'amica
silenziosamente fece due calcoli per risalire all'evento preciso di
quel tracollo emotivo. Irene afferrò il telefono per controllare quante
conversazioni si era persa su whatssup ed a quanti messaggi non aveva
risposto con smile, scimmiette o cuoricini.
" Saranno stati i discorsi di ieri sera o forse quel comico triste o la pioggia"
"Di che discorsi stai parlando Irene?"
"Ricordi
quando siamo tornate verso la macchina tutti e tre, mentre te e Luis
parlavate di questa città? Poi lui, con quel tono di voce ed il suo modo
di parlare italiano, mi ricordava tantissimo qualcuno, ma non riesco a
ricondurre il viso alla voce. Dicevate che questo posto ti da
moltissimo, ma ti chiede qualcosa in cambio"
"Si, è vero e tu non sei qui per caso"
"Come
sempre, ultimamente. Luis parlava di ombre che emergono, tu dicevi che
qui affiorano tutte le tue fragilità" continuò Irene sottraendo un dito
di burro di prima qualità dal panetto per spalmarselo sul pane "credo
che mi abbiate influenzata. Stanotte ho sognato che mi arrabbiavo per
questioni passate e poi un mio ex voleva fare sesso con me e io ci
stavo, ma poi..."
"poi tu in qualche modo te ne andavi"
"si"
sussurrò Irene sorseggiando quel fondo di caffè. Lo sentiva amaro come la parte di sè che non voleva considerare.
"Oggi devo uscire, avrai tutto il tempo di stare con te, piangere e fare ciò che ti pare"
Ascoltò
le sue parole di spalle, uscendo dalla cucina, con quel macigno sullo
sterno che non le permetteva di repirare senza sforzo. Tirò fuori dalla
credenza il suo diario.
Scrisse
qualche riga insoddisfacente. Si alzò dal divano su cui affondava fino alle spalle, acciuffò una matita spuntata e disegnò il suo dolore.
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